Si tratta di una tecnologia di gestione dell’immagine basata sull’interpolazione dei pixel, che consente di sovrapporre ogni singolo pixel con il pixel vicino: il risultato è il cosiddetto “pixel virtuale”, ovvero un pixel che non esiste fisicamente ma che viene percepito dall’occhio umano.

Molti produttori enfatizzano la tecnologia virtuale per pura strategia promozionale, sostenendo che il “pixel virtuale” raddoppia la risoluzione effettiva dello schermo e permette di visualizzare le immagini con una definizione superiore rispetto a quella fisica dello schermo a LED (ad esempio uno schermo con risoluzione standard 320×240 pixel, diventerebbe di 640×480 pixel).

In realtà il virtual pixel può comportare una perdita di informazione e, quindi, un deterioramento dei piccoli dettagli, sebbene possa offrire, in apparenza, una qualità migliore dell’immagine.

In modalità “virtuale” ogni pixel dell’immagine iniziale non corrisponde ad un pixel sullo schermo, ma ad una sorgente di luce, ovvero una parte del pixel. L’immagine iniziale ha una risoluzione raddoppiata in modo che ogni pixel dell’immagine corrisponde ad una fonte di luce su uno schermo.
Per esempio, quattro pixel in alto a sinistra dell’immagine iniziale.

si riflettono, a causa della trasformazione “virtuale”, in un pixel di una schermata, come evidenziato nella foto seguente: